Catania | trecento carabinieri hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo

Due anni di indagini, e settantasette arresti

a dura prova il clan Santapaola

L’operazione di questa mattina ha consentito in definitiva di
disarticolare i gruppi operativi dell’organizzazione criminale attivi nel
Villaggio Sant’Agata, a Picanello e Belpasso San Pietro Clarenza, nonché
di arrestare i capi operativi dei predetti e di altri undici gruppi operanti
in tutta la provincia etnea

di Veronica Zerbo

SANTO LA CAUSA
SANTO LA CAUSA

CATANIA | Questa mattina, alle prime luci dell’alba, oltre trecento carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione in tutto il territorio nazionale ad un provvedimento restrittivo emesso dal gip di Catania su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 77 persone (di cui 34 già recluse per altra causa) ritenute affiliate alla famiglia Santapaola – Ercolano attiva in tutta la provincia etnea, e responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti, questi ultimi due reati aggravati dall’aver agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis e al fine di agevolare il sodalizio d’appartenenza. L’operazione di questa mattina ha consentito in definitiva di disarticolare i gruppi operativi dell’organizzazione criminale attivi nel Villaggio Sant’Agata, a Picanello e Belpasso- San Pietro Clarenza, nonché di arrestare i capi operativi dei predetti e di altri 11 gruppi operanti in tutta la provincia etnea.

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I NOMI DEI FERMATI | Tra gli arrestati, vi sono infatti coloro ritenuti i capi dei diversi gruppi operativi: Angemi Natale Armando per la Civita, Casesa Mirko Pompeo per la zona di Mascalucia – Nicolosi, Castorina Antonino per la zona Santa Venerina – Zafferana Etnea, Fazio Salvatore per Cibali, La Motta Benedetto per Riposto, Mirabile Angelo per il Villaggio Sant’Agata, Nizza Andrea Luca per Librino, Patanè Antonino per Acicatena, Patanè Sebastiano per Fiumefreddo di Sicilia, Pavone Lorenzo per Picanello e Santonocito Giuseppe per la zona di Belpasso-San Pietro Clarenza. Battaglia Santo, ritenuto il capo storico del gruppo operante al Villaggio Sant’Agata, ormai ergastolano, il quale, secondo i collaboratori di giustizia non ha mai reciso i suoi legami con la cosca e ha anzi continuato a percepire uno stipendio mensile pari a 1.500 euro, Cannizzaro Giorgio, tratto in arresto questa mattina a Roma ove risiede, che ha intrattenuto per conto della «Famiglia» di Catania documentati rapporti con i grossi imprenditori, appartenenti alla mafia siciliana e alla camorra, e Ferrera Francesco, figlio del defunto Ferrera Natale. Tre delle persone colpite dal provvedimento e risultate irreperibili sono tuttora attivamente ricercate. Tra gli arrestati anche un ispettore di polizia penitenziaria di Bicocca, Giuseppe Seminara, accusato di mettere telefonini e champagne a disposizione del clan.

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L’INDAGINE | Il provvedimento scaturisce da una complessa attività d’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dai Carabinieri per oltre due anni, che ha consentito di accertare la responsabilità degli indagati in relazione all’appartenenza alla famiglia di Cosa Nostra catanese, articolata in gruppi operanti nei vari quartieri cittadini, Monte Po, Villaggio Sant’Agata, Lineri, Picanello, Stazione, San Cristoforo, San Giovani Galermo, Librino, Civita e Cibali, e in alcuni comuni della provincia, Paternò, Belpasso, Mascalucia, Santa Venerina, Acireale, Fiumefreddo e Riposto, dove esplicavano la propria egemonia criminale attraverso la sistematica raccolta di denaro in danno delle più diverse attività di tipo commerciale e imprenditoriale esercitate nei suddetti territori. Le investigazioni, infatti, hanno permesso di far luce su oltre venti estorsioni risalenti al 1993 che hanno visto quali vittime commercianti ed imprenditori del capoluogo etneo e della provincia, nonché su reati concernenti lo spaccio di stupefacenti e la fittizia intestazione di beni.

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 IL TERZO ATTO | L’operazione rappresenta il terzo atto dell’iter investigativo che ha visto la sua genesi nelle campagne di Belpasso (CT) l’8 ottobre 2009 con l’interruzione di un summit mafioso a cui partecipavano nove elementi di vertice di Cosa Nostra etnea e prosegue tuttora grazie anche alla collaborazione di Santo La Causa, reggente dell’associazione mafiosa dal 2006 al 2009, il quale, con le sue dichiarazioni continua a svelare i retroscena di trent’anni di vicende mafiose che hanno tristemente caratterizzato la storia criminale di Catania e del suo hinterland. Proprio grazie alle dichiarazioni di La Causa, infatti, solo venti giorni fa, i Carabinieri di Catania, hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti mafiosi, ritenuti responsabili di quattro efferati omicidi commessi a Catania nel 1995, nel 1999 e nel 2009. 

Martedì 16 aprile 2013