Catania | tanta cera in omaggio a colei che spesso ha salvato la città
Tra fede e leggenda, la festa si apre, tre giorni senza sosta
di Veronica Zerbo
CATANIA | Se in questo periodo si legge un giornale siciliano o si venga a Catania per una vacanza o per lavoro non si può fare a meno di sentir parlare di Sant’ Agata, la mamma dei Catanesi. Infatti si dice che un catanese può scegliere la strada della malavita, può andare fino in capo al mondo ma nessuno può prendere il posto di Agata nel suo cuore. Ma chi era questa Santa? Secondo la tradizione cattolica sant' Agata si consacrò a Dio all'età di 15 anni circa, ma studi storico-giuridici approfonditi rivelano un'età non inferiore ai 21 anni: non prima di questa età, infatti, una ragazza poteva essere consacrata diaconessa come effettivamente era Agata, cosa documentata dalla tradizione orale catanese, dai documenti scritti narranti il suo martirio e dalle raffigurazioni iconografiche ravennate, con particolare riferimento alla tunica bianca e al pallio rosso; possiamo quindi a ragione immaginarla, più che come una ragazzina, piuttosto come una donna affascinante, con ruolo attivo nella sua comunità cristiana: una diaconessa aveva infatti il compito, fra gli altri, di istruire i nuovi adepti alla fede cristiana e preparare i più giovani al battesimo alla prima comunione e alla cresima.
Inoltre, da un punto di vista giuridico, Agata aveva il titolo di « proprietaria di poderi », cioè di beni immobili. Per avere questo titolo le leggi vigenti nell'impero romano pretendevano il raggiungimento del ventunesimo anno di età. Rimanendo sempre in tema giuridico, durante il processo cui Agata fu sottoposta, fu messa in atto la Lex Laetoria una legge che proteggeva i giovani d'età compresa tra i 20 e i 25 anni, soprattutto giovani donne, dando a chiunque la possibilità di contrapporre una actio polularis contro gli abusi di potere commessi dall'inquisitore: prova ne sia che il processo di Agata si chiuse con un'insurrezione popolare contro Quinziano, che dovette fuggire per sottrarsi al linciaggio della folla catanese.
Il martirio di Agata, ebbe inizio nel periodo fra il 250 e il 251 con l’ arrivo del proconsole Quinziano, giunto alla sede di Catania anche con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore Decio, che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede. L’ uomo conobbe Agata e di lei si invaghì cosi tanto da chiederla in moglie, ma, saputo della consacrazione a cui la giovane si era data, le ordinò, senza successo, di ripudiare la sua fede e di adorare gli dei pagani.
Al rifiuto deciso di Agata, il proconsole la affidò per un mese alla custodia rieducativa della cortigiana Afrodisia e delle sue figlie, persone molto corrotte. È probabile che Afrodisia fosse una sacerdotessa di Venere o di Cerere, e pertanto dedita alla prostituzione sacra. Il fine di tale affidamento era la corruzione morale di Agata, attraverso una continua pressione psicologica, fatta di allettamenti e minacce, per sottometterla alle voglie di Quinziano, arrivando a tentare di trascinare la giovane catanese nei ritrovi dionisiaci e relative orge, allora molto diffuse a Catania. Ma Agata, a questi attacchi perversi che le venivano sferrati, contrappose l'assoluta fede in Dio; e pertanto uscì da quella lotta vittoriosa e sicuramente più forte di prima, tanto da scoraggiare le sue stesse tentatrici, le quali rinunciarono all'impegno assuntosi, riconsegnando Agata a Quinziano.
Rivelatosi inutile, il tentativo di corromperne i principi, Quinziano diede avvio ad un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. Memorabili sono i dialoghi tra il proconsole e la Santa che la tradizione conserva, dialoghi da cui si evince senza dubbio come Agata fosse edotta in dialettica e retorica.
Breve fu il passaggio dal processo al carcere e alle violenze con l'intento di piegare la giovane. Inizialmente venne fustigata e sottoposta al violento strappo delle mammelle, mediante delle tenaglie. La tradizione indica che nella notte venne visitata da San Pietro che la rassicurò e ne risanò le ferite. Infine venne sottoposta al supplizio dei carboni ardenti. La notte seguente all'ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella. Agata venne da subito invocata come Santa, anche perché contemporaneamente al suo sacrificio si raccontò di miracoli che portarono la gente alla rivolta contro Quinziano.
Le reliquie della Santa furono trafugate a Costantinopoli nel 1040 dal generale bizantino Giorgio Maniace. Nel 1140 due soldati dell'esercito bizantino, di nome Gilberto e Goselmo, le rapirono per consegnarle al vescovo di Catania Maurizio nell’odierna Aci Castello.
Nel 1126 le reliquie rientrarono a Catania. Questi resti sono oggi conservati in parte all'interno del prezioso busto in argento (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni) e in parte dentro a un grande scrigno, anch'esso d'argento (braccia e mani, femori, gambe e piedi, la mammella e il velo). Altre reliquie della santa, come ad esempio piccoli frammenti di velo e singole ossa, sono custodite in chiese e monasteri di varie città italiane e estere. Fra tutte le città italiane di cui sant'Agata è compatrona, Galatina e Gallipoli in Puglia, da tempo coinvolte in una singolare contesa che vede come protagonista una reliquia di sant'Agata, la mammella.
Una leggenda diffusa in Puglia spiegherebbe con un miracolo la presenza della reliquia a Gallipoli Si dice che nel 1126 sant' Agata apparve in sogno a una donna che si era addormentata dopo aver lavato i panni nella spiaggia della Purità a Gallipoli e avvertì che il suo bambino stringeva qualcosa tra le labbra:era la mammella della Santa. La donna si svegliò e ne ebbe conferma, ma non riuscì a convincerlo ad aprire la bocca. Tentò a lungo: poi, in preda alla disperazione, si rivolse al vescovo, che celermente giunse nella spiaggia insieme ad altri ecclesiastici. Il prelato recitò una litania invocando tutti i santi, e soltanto quando pronunciò il nome di Agata il bimbo aprì la bocca. Da essa venne fuori una mammella, evidentemente quella di sant' Agata. La reliquia rimase a Gallipoli, nella Basilica della Cattedrale di Sant’ Agata, fino al 1389, quando il principe Del Balzo Orsini la trasferì a Galatina, dove fece costruire la chiesa di Santa Caterina D’ Alessandria D’ Egitto nella quale è ancora oggi custodita la reliquia presso un convento di frati francescani.
Le reliquie della Santa nel corso dei secoli, vennero più volte portate in processione come estremo rimedio per fermare la lava dell’ Etna, la peste,le calamità naturali. Si parla di migliaia di miracoli, malati guariti, donne sterili che hanno figli, bambini nati malati guariti, per questo Catania è così devota alla Santa che li ha sempre protetti . Oggi come ogni anno ha inizio la tradizionale processione per le vie di Catania. La festa è grandiosa, tra le tre più conosciute al mondo con quelle della Settimana Santa a Siviglia in Spagna e del Corpus Domini a Cuzco in Perù, e dura più di un mese, anche se il suo acme va dal 3 al 5 febbraio, giorno della solenne ricorrenza.
Una domenica speciale oggi, le celebrazioni agatine entrano nel vivo in queste ore con l’uscita della «Carrozza del Senato» e la processione dell’offerta della cera a Sant’ Agata, alla quale prendono parte il clero, le autorità cittadine e gli antichi ordini militari e cavallereschi. Un corteo barocco che segue un preciso canovaccio immutato nei secoli (così come tutti i festeggiamenti in onore della Patrona di Catania), anche se negli ultimi anni questo appuntamento ha il fascino del confronto fra la politica e la città. Accade, infatti, che nel percorso di ritorno da piazza Stesicoro a piazza Duomo si inneschi una sorta di applausometro virtuale che misura il gradimento dei vari esponenti politici locali. Ma partiamo da questa mattina, già di primo mattino alla pescheria (il mercato del pesce) si sono viste le candelore dei Pescivendoli, Macellai e Fruttivendoli, quindi le sfilate delle undici candelore, un tempo i cerei erano più di trenta, ma poi per vie dell’usura, di terremoti, e di categorie scomparse si sono ridotte appunto a undici, benché bisogna dire che qualche quartiere, come il villaggio Sant’Agata, se n’è costruita una propria e molto bella, ma che ancora non va in processione perché non è ritenuta «storica».
Sinteticamente si può dire che nelle varie rappresentanze è tutta Catania che sfila, che offre la cera alla sua Patrona. Ogni anno sono presenti anche gruppi e rappresentanze straniere. In serata, poi, i festeggiamenti proseguiranno con il galà a Palazzo degli Elefanti con le più alte cariche istituzionali etnee e contemporaneamente, in Piazza Duomo, i tradizionali fuochi della « Sera del Tre » con spettacoli piromusicali di grande levatura e l’inno trionfale alla Santuzza. Anche se quest’anno è prevista una sorpresa che rimane assolutamente top secret, infatti pur parlando di tagli del 50% sulla festa il comune non ha rinunciato ad un grande omaggio alla Santa ru Core
Domani, poi, finalmente, l’abbraccio della Martire con la sua città avverrà in mattinata dopo la messa dell’aurora. Il busto reliquiario di Sant’ Agata posto sul fercolo, trainato da devoti vestiti di tonache bianche preceduto dalle candelore, inizierà cosi il giro esterno che durerà sino a notte fonda. Peculiarità della processione di domani è l’esposizione di fiori rosa che simboleggiano il martirio della Patrona catanese, mentre sono attesissimi gli spettacoli pirotecnici quando Sant’ Agata stazionerà in luoghi simbolo della città quali San Cristoforo, l’antico Corso, gli Angeli Custodi, piazza Risorgimento e il Fortino.
Tra i momenti più attesi del giro esterno, la caratteristica « acchianata dei Cappuccini », con il fercolo di Sant’Agata trainato di corsa fino al culmine della stessa, con la fermata dinanzi alla Chiesa di San Domenico, nella omonima piazza. Si comincia perciò in gennaio con le domeniche agatine presiedute da eccellentissimi vescovi e arcivescovi.
Ed eccoci al giorno più atteso e solenne della festa, giorno 5. Appena il tempo di porre il busto reliquario sull’altare maggiore che si celebra il solenne pontificale presieduto da un eminentissimo Cardinale e concellebrato dall’Arcivescovo metropolita di Catania e di tutti gli eccellentissimi arcivescovi e vescovi di Sicilia. Nel tardo pomeriggio, intorno alle 17,30, via al giro interno, Il fercolo percorrerà il centro storico con due appuntamenti spettacolari: la salita di Sangiuliano (di corsa come la salita dei Cappuccini in prima serata il giorno precedente) e la cantata delle suore benedettine di clausura, in via Crociferi, che viene seguita in religioso silenzioso. In pieno giorno il ritiro in Cattedrale e l’arrivederci alla prossima festa tra l’emozione generale.
La festa di Sant’Agata è festa di popolo: si parla di circa un milione di presenze a fronte dei 350.000 abitanti catanesi. La città viene tutta illuminata con archi artistici lungo tutto il percorso della Santa che sarà attraversato nei due giorni della più lunga processione al mondo.
Domenica 3 febbraio 2013